Split in inglese significa spaccato, frazione, divisione.
Se prendiamo un percorso e lo spacchiamo in diverse parti abbiamo una serie di split, ovvero una serie di frazioni. Nel gergo podistico si parla di “negative split” quando si riesce a correre la seconda metà di gara più velocemente della prima.
Questo elemento, tuttavia non è importante solo durante le competizioni, ma va allenato anche nei c.d. “lunghi”, ovvero quegli allenamenti di preparazione alle lunghe distanze in cui si raggiungono e si superano i 20 km di corsa. Un conto è correre a lungo facendo scadere la qualità dell’allenamento alla fine con un ritmo che tende a scendere a causa della fatica, un altro è riuscire a dosare bene le proprie energie in maniera tale da riuscire addirittura ad incrementare il ritmo col passare dei chilometri.
Ieri ho corso per poco più di 20 chilometri. Sono partito da casa e ho imboccato la pista ciclabile lungo il Tevere percorrendola tutta fino in fondo dove termina nei pressi dello svincolo della via Ostiense a due passi dal Raccordo Anulare. Sono poco più di 10 chilometri ad andare e altrettanti a tornare. Ad andare andavo attorno ai 5’25’’ al km mentre al ritorno, nonostante mi trovassi contro un freddo e potente vento di tramontana, sono riuscito a tenere una media di 5’15’’. Un bel negative split che mi conforta non poco in vista della prima maratona dell’anno che ho in calendario tra un mesetto.
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